sabato 21 aprile 2012

Beato chi medita perché il suo cervello crescerà: parola di scienziati



Agli assidui praticanti di questa tecnica non parrà certo una notizia eclatante, ma gli scettici questa volta dovranno ricredersi sugli effetti positivi della meditazione. Oltre a farci sentire bene, calmi e sereni, la meditazione è in grado di far funzionare meglio il nostro cervello e di alterarne la struttura stessa. La scoperta giunge da un gruppo di ricercatori della Harvard Medical School di Yale e del Massachusetts Institute of Technology. Coloro che meditano assiduamente vedono crescere sensibilmente il loro cervello, cosa che non si verifica invece per chi non è aduso a quest’abitudine. In particolare gli studiosi hanno rilevato che le parti che aumentano di spessore sono quelle coinvolte nell’attenzione e nell’elaborazione sensoriale come la corteccia prefrontale e l’insula anteriore destra. Ma c’è di più: all’interno della materia grigia, lo spessore aumenta di più nelle persone adulte rispetto a quelle più giovani. Il dato risulta estremamente interessante perché solitamente quest’area tende a rimpicciolirsi con il passare degli anni. La meditazione dunque avrebbe la capacità di riattivare e rinvigorire delle sezioni che sono tali solo in giovane età. La scoperta è in linea con altri studi che hanno dimostrato come musicisti, atleti e i linguisti  presentino ispessimenti analoghi nelle aree pertinenti della corteccia. La crescita di quest’ultima non è dovuta - evidenzia Sara Lazar resposabile della ricerca – alla crescita di nuovi neuroni, ma a vasi sanguigni più larghi, maggiori strutture sostenitrici e un aumento del numero di diramazioni ecollegamenti.
Usando sofisticate tecniche di imaging neuronale- come la risonanza magnetica - i ricercatori hanno scannerizzato i cervelli di 20 soggetti che facevano abitualmente meditazione confrontandoli con quelli di 15 individui che non l’avevano mai praticata. Per misurare il livello di meditazione raggiunto veniva chiesto loro di meditare su ciò che avveniva intorno ad essi, senza utilizzare tecniche specifiche come i mantra, quei suoni cioè che secondo il buddhismo sono in grado di liberare la mente. Il periodo di studio durava 40 minuti durante i quali l’intensità della meditazione veniva misurata in base al rallentamento del respiro. Ai soggetti che non meditavano veniva invece richiesto di abbandonarsi ai loro pensieri come abitualmente accade durante il normale rilassamento. I risultati della ricerca hanno dimostrato che l’aumento della materia grigia per gli amanti della meditazione va dagli otto ai sedici millesimi di centimetro compatibilmente con quanto tempo viene dedicato a tale tecnica. Vale a dire, “l’aumento non dipende unicamente dalla meditazione in sé, ma da quanto tempo si trascorre in stato meditativo e da quanto questo stato è profondo” ha precisato Lazar. Ci si chiede, dunque, se questi cambiamenti dell’architettura nervosa siano in grado di rallentare l’invecchiamento cerebrale, ma questa è una delle tante domande alle quali si potrà dare delle risposte solo attraverso ulteriori esperimenti che richiedono ovviamente del tempo. Per ora sui risultati ottenuti vale la pena quantomeno “meditare”.

di Ylenia Grattoni