lunedì 21 febbraio 2011

HERMANN HESSE, IL POETA DELL'ANIMA: ANALISI GRAFOLOGICA DI PERSONALITA'

 
“E’ difficile sottrarsi agli arcani poteri di un uomo di nome Hermann Hesse” così esordisce Enrico Groppali (1995, p 24) nell’introduzione al volume L’Infanzia dell’incantatore.
A quali poteri si riferisce? Probabilmente all’influsso del linguaggio simbolico, arcano appunto, di un poeta che sa affascinare con le sue metafore fantasmagoriche che parlano di terre lontane, di viaggi, di mondi interiori, di arte, d’immortalità in un eterno gioco di luci e ombre, cielo e terra, ordine e caos, bene e male. Un linguaggio che per l’alto valore simbolico che lo caratterizza, richiede una lettura di cuore, per poterne cogliere appieno la valenza iniziatica.
“Biografia dell’anima” così Hesse definisce, i suoi scritti che considera come un’unica grande opera costituita non solo dai celebri romanzi, ma anche da fiabe, leggende, piccoli saggi monografici e dall’incredibile numero di lettere (circa trentacinquemila).
Attraverso i suoi scritti desidera arrivare al cuore dei suoi lettori ed esortarli alla tenacia (Eigensinn) la virtù che consente di rimanere fedeli a se stessi, alla propria unicità, senza assoggettarsi a ideologie omologanti. Tuttavia, con grande onestà e coerenza, rifiuta sempre il ruolo di guida spirituale nella lucida consapevolezza che le sue opere non contengono alcun insegnamento, ma abbiano unicamente la funzione di stimolare una migliore comprensione di se stessi per trovare in sé la propria strada.
Hermann Hesse è stato un pellegrino in perenne cammino verso “Oriente”, il Sé, l’Origine, Dio. La sua ricerca spirituale, al di fuori di ogni religione costituita, soggetto di tutti i suoi scritti, lo rende un autore sempre attuale, che ispira, di generazione in generazione, a ogni latitudine, milioni di persone nel cammino di autorealizzazione.[1]


[1] Hermann Hesse è considerato lo scrittore più letto del ventesimo secolo, le sue opere sono state tradotte in sessanta lingue.

ANALISI GRAFOLOGICA 
 
Lo schizzo d’insieme: il destino – la vocazione
Hesse nasce in una famiglia di persone intelligenti, colte, dotate di sensibilità artistica e di spirito religioso e, dunque, non è casuale che questi siano i cardini portanti della sua personalità.
Già dalle grafie giovanili ci si rende immediatamente conto che l’autore è dotato di caratteristiche qualitativamente e quantitativamente fuori dal comune. Tratti innati quali intuito, sensibilità, eleganza, attitudine alla contemplazione si sono negli anni affinati in un temperamento artistico di somma raffinatezza. Accanto alle straordinarie doti creative ed estetiche, troviamo una struttura caratteriale solida fondata su indipendenza di pensiero, determinazione, tenacia, fermezza nel perseguire i propri obbiettivi insieme a spiccate doti organizzative orientate allo scopo da raggiungere. Lavoratore instancabile, continua a cesellare se stesso e la sua opera nel tentativo di adeguarsi a canoni di perfezione elevatissimi. Una perfezione che proprio perchè strenuamente ricercata risulta irraggiungibile, causa di grande sofferenza interiore che, però, culmina sempre in crisi foriere di nuove e più alte intuizioni.
Insoddisfazione e incontentabilità si rilevano, seppur in misura variabile, in tutte le grafie esaminate e sembrano essere il filo conduttore di tutta la personalità. Tuttavia, il continuo lavoro introspettivo ha prodotto un’integrazione delle complesse valenze che lo caratterizzano, dando luogo a una valida crasi temperamentale. Si osserva un graduale passaggio dalla prevalenza del temperamento resistenza delle grafie giovanili, dove l’esigenza di realizzare la propria vocazione si colora di inflessibilità, a quella del temperamento attesa in età più matura. Qui, infatti, gli strumenti di autoaffermazione sono improntati a un più efficiente autocontrollo che affina il senso dell’opportunità e sono temperati da un uso sapiente di assalto e cessione, pur mantenendo il carattere della fermezza.

L’intelligenza - Il sentimento: più testa o più cuore?
La sete di conoscenza lo porta a esplorare molti saperi che assimila con facilità grazie al notevole intuito e alla profondità di pensiero che gli consentono di penetrare la natura delle cose e di coglierne l’essenza. Quanto appreso diviene poi oggetto di meditazione ed elaborazione, generando originali sintesi tra saperi diversi.
Il ragionamento rigoroso sottopone a vaglio ogni intuizione e creazione frenandone, talvolta, lo slancio. Ciò trova conferma nella sua attività letteraria che, dopo la fase creativa, è oggetto di un continuo lavoro di rifinitura volto a precisare in modo sempre più netto e coerente il suo messaggio. Il rigore che lo anima, però, è più volto a cercare una coerenza tra le sue percezioni e la sua struttura di pensiero e di conoscenze che non a cercare un riscontro oggettivo alle sue intuizioni. In altre parole, potrebbe correre il rischio di autoreferenzialità ma, fortunatamente, la sua capacità di penetrare intuitivamente la realtà è non solo profonda, ma mossa da un’autentica ricerca della verità: la carenza della funzione junghiana sensazione è compensata dalla costante dominanza della funzione pensiero.
L’oggetto della sua attenzione è sempre di natura squisitamente estetica e spirituale, per un’innata ricercatezza di gusto che lo attira verso la perfezione sia della sostanza che della forma. Si comprende con ciò la passione per l’esegesi, la filosofia, l’arte in tutte le sue forme e la poesia in particolare, come linguaggio elettivo del suo pensiero. D’altro canto, tutto ciò che percepisce come volgare, banale, superficiale lo disgusta profondamente: se costretto a confrontarsi con questi aspetti può diventare un critico spietato capace di esprimere giudizi sprezzanti, con grande eleganza ma penetranti come spade affilate.
La mente eclettica, l’altissimo spessore intellettivo e la sensibilità straordinariamente raffinata gli rendono molto difficile un reale adattamento all’ambiente, inevitabilmente inferiore all’idealità vagheggiata. Moretti e Palaferri ci insegnano che la parte affettiva anticipa e determina quella intellettiva, quindi, possiamo ipotizzare che l’origine dell’insoddisfazione di Hesse derivi da uno stato dipendenza dalla figura paterna. Infatti la dinamica espressa dal movimento Pendente-Dritta, caratteristica degli scritti in esame, mostra che nell’autore c’è la spinta verso il “tu”, ma l’altro non risulta all’altezza di un’interazione soddisfacente, così egli torna a se stesso in una forma di nevrosi narcisistica (Dritta come movimento introversivo). Questa “delusione”, benché non come unica determinante, genera una forte spinta verso l’interiorità, la vita eremitica, l’amore per la natura, dimensioni nelle quali può eludere il confronto con l’altro e la conseguente frustrazione affettiva.
Nonostante questa tormentata modalità di relazionarsi è capace di grandi gesti di generosità, ma la funzione sentimento è come “filtrata” dalla funzione pensiero: l’apertura di cuore non è incondizionata ma attivata dal coinvolgimento in quelle che considera “cause giuste”. Solo allora è capace di atti di grande dedizione, fino al sacrificio di sé.

Affettività e sessualità
Nonostante l’indubbio fascino, le dinamiche relazionali che abbiamo visto, rendono la vita affettiva di Hesse  piuttosto problematica e anche la sfera sessuale non sembra vissuta serenamente. È portato ad avere molte relazioni ma senza un coinvolgimento affettivo che richieda impegno e progettualità. Inoltre, l’istinto erotico è molto sentito, ma confligge con la spiritualità dando vita a sensi di colpa e  a una forte aggressività, che non si risolve tanto in violenza quanto in distacco emotivo o sublimazione. È emblematico che nei suoi racconti l’aspetto spirituale e quello istintuale siano, spesso, incarnati da personaggi diversi - pensiamo, ad esempio, alle figure di Narciso e Boccadoro nell’omonimo romanzo, ma anche a Harry Haller e Pablo ne Il Lupo della Steppa dove si narra della lotta tra i due mondi in una ricerca di sintesi, fortemente cercata, sfiorata, ma raramente realizzata se non idealmente. L’incapacità di abbandonarsi gioiosamente agli istinti è motivo di dolore per Hesse. I personaggi maschili che vivono la sessualità intensamente, liberamente sono ritratti con ammirazione, con rimpianto: un alter ego che sa godere la vita! Ma è possibile leggervi anche una tendenza omosessuale latente.

L’artista: il poeta, il letterato, il pittore, la musica
Artista poliedrico, l’ispirazione estetica in lui scaturisce dalla tendenza a cogliere l’aspetto sottile del mondo manifesto e da una notevole abilità descrittiva in parte innata, in parte frutto di un lungo lavoro di perfezionamento. Nelle grafie esaminate si osserva una maturazione, una progressiva evoluzione dal buio alla luce, dalla confusione alla chiarezza, dal manierismo all’essenzialità.
Il 1919 segna l’inizio della sua stagione artistica più felice e la sua grafia riflette una nuova apertura al mondo e alla vita. In altri specimen dello stesso periodo si notano anche indici di una certa instabilità, ma come segno della rottura di un equilibrio necessaria alla creazione di una nuova e più valida armonia. Questo processo evolutivo sembra trovare il suo apice verso i cinquant’anni. La grafia del 1927 mostra una personalità integrata dove fluidità e spontaneità esaltano il ritmo e l’eleganza. Si direbbe che l’agognata sintesi tra gli opposti si sia, almeno temporaneamente, realizzata. Indubbiamente, la pittura ha un ruolo fondamentale in questo processo: nutrimento per l’anima e mezzo per canalizzare le emozioni liberamente, con gioia. Un “piacere” dunque contrapposto al “dovere“ rappresentato dalla letteratura, in quanto mezzo di sostentamento e dovere sociale - Hesse riteneva che il poeta abbia il compito di produrre opere che aiutino gli individui a cogliere il senso della vita attraverso la bellezza e la perfezione della poesia. La pittura è il mezzo per uscire dal rigore intellettivo delle opere letterarie e affinare le percezioni sensoriali, prima non adeguatamente valorizzate rispetto alle capacità intuitive. Il nuovo strumento espressivo produce delle modificazioni anche nel linguaggio letterario rendendolo più vivido e netto, più colorato e caldo, sempre in un contesto di elegante essenzialità. Questa significativa trasformazione trova una spiegazione scientifica nelle neuroscienze. Il disegno e la pittura sono funzioni prevalentemente dell’emisfero cerebrale destro, mentre il linguaggio è funzione prevalentemente dell’emisfero sinistro. Quando i due emisferi sono egualmente sollecitati avviene un’ottimale stimolazione del tessuto connettivo, il corpo calloso, che ha la funzione di ponte tra i due emisferi per armonizzare le attività da essi espletate. Il processo induce una più integrata funzionalità del cervello con una conseguente maggiore intelligenza, anche emotiva. Non è un caso dunque che le opere letterarie migliori siano state scritte tra il 1919 e il 1942, il periodo in cui anche l’attività pittorica è stata più copiosa e valida.
Altro elemento fondamentale per comprendere l’animo artistico di Hesse è la musica. Benché non si possa definirlo un musicista in senso stretto (suona il violino solo fino a 15 anni), la musica è presente in tutti i suoi lavori, sia perché ne parla direttamente facendo riferimento alle opere di Mozart e Bach come strumenti di immortalità, sia perché la musicalità è viva e pulsante nel suo linguaggio letterario e pittorico.

La spiritualità
La spinta verso il trascendente è ben evidente in tutte le scritture esaminate. Attento esegeta di molti testi sacri di confessioni diverse, mette a frutto il suo sapere in un continuo e profondo lavoro di autoconoscenza, in alcuni momenti ricorrendo alla psicologia analitica, ma spesso in solitudine.  L’introspezione, dunque, costituisce uno strumento privilegiato per affinare ulteriormente le già squisite capacità non solo d’intuito psicologico ma anche di analogie simboliche atte a cogliere l’animo umano, e nei suoi lavori è ricorrente il tema dell’integrazione di tendenze opposte nella personalità come presupposto per fare esperienza di Dio come Tutto: ecco perchè le sue opere letterarie sono spesso dei veri percorsi iniziatici per i lettori.
Nelle grafie esaminate, soprattutto dal 1927, è evidente un’intensa vocazione contemplativa che si realizza soprattutto nei lunghi momenti di solitudine e nella visione della Natura come manifestazione della perfezione divina. In questo senso, possiamo affermare che la pittura sia la sua modalità contemplativa privilegiata, perché fonte di gioia e di entusiasmo, sentimenti che aprono il cuore all’incontro con la Grazia.
Grande estimatore delle dottrine orientali, perchè più spirituali, negli anni se ne allontana per riconciliarsi con le sue radici cristiane. Ciò può trovare una motivazione nel fatto che le religioni orientali, il Buddhismo in particolare, perseguono l’assenza del desiderio per realizzare il Divino in uno stato di quiete permanente. Le grafie di Hesse ci mostrano, invece, un cammino non sereno, la Grazia gli dona momenti di pacificazione ma non come condizione duratura, l’insoddisfazione torna puntualmente ad assediarlo. L’esperienza del Divino è vissuta come un alternarsi di stati di grazia a stati di sofferenza interiore, più affine alla dialettica cattolica che non a quella Buddhista.

Il ritratto emerso dall’indagine grafologica rivela un uomo che usò tutti gli strumenti intellettivi ed estetici di cui disponeva per giungere a livelli sempre più alti di perfezione, sia umana che artistica, e visse più intensamente la dimensione trascendente dell’esistenza che non la vita ordinaria, con un grande rigore intellettuale e morale.  
Ho cercato nelle grafie indicazioni che potessero chiarire se Hesse riuscì a compiere l’agognato passaggio dallo stato di Suchender (colui che cerca) a quello di Guru, nell’accezione sanscrita di colui che passa dal buio gu alla luce ru ovvero “illuminato”, benché non sia chiaro se la propensione al misticismo di cui parla Moretti (combinazione dei segni Aperture a capo, Ascendente e Pendente) possa identificarsi con tale raggiungimento. I tre segni appartengono alle grafie del maestro, ma raramente sono presenti contemporaneamente: lo slancio di Ascendente è bilanciato dalla fermezza di Mantiene il rigo e l’apertura al “Tu”, da un’acquisita autonomia affettiva. Ciò sembrerebbe indicare che le straordinarie prerogative di autocontrollo di cui Hesse era dotato, se da un lato gli hanno permesso di passare attraverso esperienze di pericolo e grande dolore senza mai perdersi totalmente, dall’altro sono state l’ostacolo maggiore alla piena realizzazione dell’Assoluto proprio per il bisogno inalienabile di mantenersi sempre cosciente. Spiegherebbe anche perché Hesse si legga, generalmente, nella fase iniziale del percorso di ricerca e non sembri costituire un riferimento altrettanto significativo in un cammino spirituale più maturo.

Diletta Mistretta
Tratto dall'articolo: Diletta Mistretta, "Hermann Hesse tra biografia e grafologia", Scrittura, Rivista di problemi grafologici, n. 153-154, giugno 2010, Ancona, Istituto Grafologico "Girolamo Moretti".

CREDITI DEL MATERIALE MANOSCRITTO ESAMINATO (25 grafie tra i 15 e gli 80 anni):
ARCHIVIO FONDAZIONE HERMANN HESSE - (AFHH): materiale manoscritto di Hermann Hesse oggetto dell'autorizzazione Inv. 2649: Lettera a Ninon (estratto non datato) /facsimile: 1 foglio manoscritto firmato Inv. 2670: Lettera a ? /facsimile: 3 fogli manoscritti, firma e data Gaienhofen 18.11.1908
Credito: Mostra permanente Museo Hermann Hesse Montagnola, con permesso della Fondazione Hermann Hesse Montagnola
Inv. 1754:"Zehrpfennig für Kemper auf dem Gang durchs neue Jahr"/facsimile: foto b/n di un biglietto manoscritto di Hermann Hesse a Ninon ("Kemper") con un disegno di un uccello Credito: Archivio Museo Hermann Hesse Montagnola, con permesso della Fondazione Hermann Hesse Montagnola
Inv. 1581: Cartolina ai Daccò /originale: manoscritta e senza data, con firma, busta dattiloscritta indirizzata a Aldo Daccò e timbro del 04.07.1957
Inv. 1598: "Allein" /tratto da un facsimile in forma di brossura rilegata con spirale dei "Zwölf Gedichte": raccolta di poesie manoscritte illustrate da acquarelli
Inv. 1748: "Bedürfnis der Jugend ist: sich selber ernst nehmen zu können. Bedürfnis des Alters ist: sich selber opfern zu können" /citazione manoscritta; 1 foglio
Inv. 1756: Atto di matrimonio di Hermann Hesse e Ninon Dolbin, il 14.11.1932, a Montagnola
Inv. 1763: Nachtgefühl (dicembre 1914)/facsimile: prosa manoscritta con acquarello, apparsa in una lettera di aprile 1928 ( il manoscritto può non essere di quella data)
Inv. 2635: "Der Karzer" vom Gymnasium /facsimile: poesia manoscritta
Inv. 2647: Cartolina a F. K. Ginzkey, Wien /facsimile: manoscritta, timbro di Gaiehnofen 1905 Inv. 2648: Lettera a ? /1 foglio manoscritto, carta con silografia da un acquarello di Hesse (lettera probabilmente non pubblicata)
Inv. 3494: Ninon Hesse, Lettera a Lina Althaus /facsimile: 1 foglio manoscritto, firma e data Montagnola 14.03.1945, con busta manoscritta e timbro del 14.03.1945
Inv. 3882: foto di Hermann Hesse (Foto A. Leuthold) del nostro archivio
Inv. 4047: Piktors Verwandlungen : ein Märchen /originale illustrato e manoscritto, pp. 1,2,3,6 Inv. 4114: Mia Bernoulli, Lettera a Ida Huck /facsimile: 1 foglio manoscritto, data Ascona 24.03.1925
Credito: Proprietà privata, con permesso della Fondazione Hermann Hesse Montagnola Hermann Hesse, lettera a Maria Geroe Tobler manoscritta, non datata /1 foglio
Hermann Hesse, lettera a Gunter Böhmer manoscritta e illustrata con acquerello, non datata /1 foglio piegato, A5
Hermann Hesse, cartolina a Gunter Böhmer manoscritta, timbro "Bern 18-19.03.1936 /cartolina b/n con Casa Rossa
DEUTSCHE LITERATURARCHIV MARBACH a. N. - (DLM)
materiale manoscritto di Hermann Hesse oggetto dell'autorizzazione
Inv. Senza numero: Hermann Hesse, lettera a Emanuel Bodman del 9/5/1919
Inv. 39071: Hermann Hesse, cartolina a Erwin Ackerknecht del 25/8/1919
Inv. 39072: Hermann Hesse, cartolina a Erwin Ackerknecht del 16/11/1919
Inv. 39095: Hermann Hesse, cartolina a Erwin Ackerknecht del 1/8/1927
Inv. 39104: Hermann Hesse, cartolina a Erwin Ackerknecht del 14/11/1930
Inv. 39107: Hermann Hesse, cartolina a Erwin Ackerknecht del 27/1/1932
Inv. 49720a: Hermann Hesse, cartolina a Erwin Ackerknecht del 14/2/1943
Inv. 64.463/1: Hermann Hesse, lettera a Karl Isenberg del 3/7/1894
Inv. 64.463/4: Hermann Hesse, lettera a Karl Isenberg del 24/5/1897
Inv. 65.1121/25: Hermann Hesse, cartolina a Martin Knapp con disegno di Gunter Böhmer del 18/1/1943
Inv. HS.2005.0017 Hermann Hesse, cartolina a Karl Stirner del 31/12/1932 


RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

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Groppali E. (1995), Il grande solitario di Calw, in Hesse H. L’infanzia dell’incantatore, Milano, Mondadori.
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Hesse H. (1987a), Il lupo della steppa, Milano, Mondadori.
Hesse H. (1988), Narciso e Boccadoro, Milano, Mondadori.
Hesse H. (1990), Il coraggio di ogni giorno, Adriana Apa (a cura di), Milano, Mondadori.
Hesse H. (1995), L’infanzia dell’incantatore, Milano, Mondadori.
Hesse H. (1996), Favola d’amore, Viterbo, Stampa alternativa.
Hesse H. (1998a), Il gioco della vita, La disperazione e la grazia, Epistolario scelto 1904-1950, Milano, Mondadori.
Hesse H. (1998b), Il gioco della vita, Cittadino del mondo, Epistolario scelto 1950-1962, Milano, Mondadori.
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Hesse H. (2007), Demian, Milano, Mondadori.
Jung C. G. (2003), Tipi psicologici, Torino, Boringhieri.
Moretti G. (2002), Trattato di Grafologia. Intelligenza Sentimento, Padova, Messaggero.
Palaferri N. (2001), L’indagine grafologica e il metodo morettiano, Padova, Messaggero.
Palaferri N.(2001), Dizionario grafologico morettiano, Urbino, Libreria G. Moretti.
Prinz A. (2003), Vita di Hermann Hesse, Roma, Donzelli.
Weick W.(regia di) La lunga estate di Hermann Hesse, RTSI – Televisione Svizzera, DVD